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Conversazione con l'architetto Andrea Branzi (3 marzo 2006)
dal 3/3/06 fino al 3/3/06
presso
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, Palazzo Panella
Venerdì 3 marzo 2006 alle ore 20.30 (ingresso gratuito)
La storia di Andrea Branzi ha inizio alla fine degli anni Sessanta, quando fonda nel 1966 a Firenze Archizoom Associati, un gruppo di design e architettura al quale aderiscono anche Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Massimo Morozzi, cui si aggiungono nel 1968 Lucia e Dario Bartolini. Archizoom Associati, che si scioglierà nel 1974, in pieno periodo di contestazione ideologica, diviene una delle voci più autorevoli dell’intero movimento dell’Architettura radicale che attacca il tardo e dogmatico funzionalismo dell’Accademia al fine di rigenerare e ridefinire l’architettura.
Il tentativo di rottura della disciplina architettonica, per tutti i membri di Archizoom, avviene spostando la ricerca verso il design, nella convinzione che fino a quando non esista un rapporto funzionante tra gli uomini e i loro oggetti, non possa esserci neppure tra gli uomini e le loro metropoli, fatte comunque di oggetti. Questo rapporto con l’oggetto è per Branzi di natura letteraria, psicologica, poetica e l’ha ben esemplificato anche nei suoi più recenti lavori, Animali domestici, collezione realizzata per Zebro-Zanotta nel 1985 e 1986, per indicare come anche gli oggetti possiedano un’anima, un mistero, qualcosa che non si spiega del tutto con la tecnologia, avendo anche una vita autonoma dalla funzione cui sono destinati. Rendere abitabile il mondo significa perciò per Branzi usare tutti i mezzi a disposizione e cioè industria, artigianato, arti applicate, gastronomia, moda, profumi perchè si tratta di un abitare complesso che la modernità ha invece codificato in forme manualistiche e affidato a processi di industrializzazione accelerata, senza prevedere un’indagine in verticale dei complessi rapporti dell’abitare.
L’idea nuova è invece quella di utilizzare la dimensione del design con la possibilità espressiva di elementi architettonici, in modo che il design stesso sia protagonista della scena urbana e attinga dai territori limitrofi quali la moda, la musica, l’arte, pur mantenendo comunque la propria autonomia e ancora, la novità di cercare nella tecnologia le possibilità espressive e nell’arte quelle tecnologiche mediando tra questi due territori generalmente tenuti rigorosamente distinti.
Un’altra riflessione dei movimenti d’avanguardia degli anni Settanta è stata quella sul nuovo rapporto tra progetto e industria, nel senso che il design non si debba più impegnare soltanto sulla forma più o meno corretta dell’oggetto, ma apportare all’industria degli elementi critici, cioè fornirle scenari problematici più che soluzioni e ancora stimolare l’espansione dei beni di consumo attraverso l’innovazione anche radicale.
Quindi il design diviene una forma strategica dell’industria, un’energia critica che le consente di espandersi nei territori dell’immaginario, gli unici ancora vuoti nei grandi mercati saturi di tutto quello che è già stato pensato e prodotto.
L’interesse di Branzi per l’area sperimentale del progetto che gli permettesse di utilizzare sistemi di sperimentazione legati alla piccola serie e non solo alla grande industria, trova riscontro alla fine degli anni Settanta nella collaborazione a gruppi quali Alchimia e Memphis, veri laboratori di ricerca dove si potevano mettere a punto alcuni temi che la produzione di grande serie avrebbe reso molto difficile. All’interno di questi gruppi Branzi si occupa anche di riflessione teorica e dal 1983 al 1987 assume la direzione di Modo, rivista pensante sui problemi del design e disponibile alla contaminazione con altre discipline. Nel 1982 fonda Domus Academy, prima scuola post-universitaria di design che abbia affrontato in maniera organica le nuove relazioni tra progetto e industria, improntata ad una didattica non più ancorata alla tradizione della ricerca metodologica, ma tesa piuttosto alla valorizzazione del designer più che del design, alle questioni del progettista piuttosto che a quelle del progetto, perché è convinzione di Branzi che fino a quando il designer non maturi e cresca culturalmente, sia difficile che il progetto migliori.
Note Biografiche
Laureatosi in architettura a Firenze nel 1938, Andrea Branzi fa parte del gruppo Archizoom Associati dal 1964 al 1974. Tra i progetti più importanti firmati dal gruppo di avanguardia figurano la No-Stop-City, progetto teorico per un sistema metropolitano diffuso e il divano Superonda, realizzato per Poltronova. Tutti i progetti di Archizoom sono oggi conservati presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma; la sua tesi di laurea e altri numerosi progetti si trovano invece presso il Centro Georges Pompidou di Parigi.
Nel 1974 Andrea Branzi si trasferisce a Milano e dal 1975 al 1982 fa parte della CDM (Consulenti Design Milano) assieme a Clino Trini Castelli, Massimo Morozzi, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini e Gianni Cutolo. Nel 1975 la CDM firma il progetto dell'immagine coordinata per l'aeroporto Lonardo da Vinci di Roma.
Nel 1979 Andrea Branzi, Massimo Morozzi e Clino Trini Castelli vincono il premio Compasso d'Oro per il progetto di ricerca per il Centro Design Montefibre. Branzi vincerà ancora il Compasso d'Oro alla carriera per l'attività di progettista e teorico nel 1987 e alla carriera per l 'attività svolta con Domus Academy nel 1995.
Nel 1982 apre un proprio studio; si occupa di architettura, urbanistica, interior design e industrial design. Tra questi si ricordano il progetto per la nuova Galleria d'Arte Moderna e il piano di recupero dell'isolato di S.Francesco ad Arezzo (1987), il progetto di ricerca Tokio City X per Mitsubishi Co.(1990) -insieme a Isao Hosoe, Clino Trini Castelli e Tullio Zini- per un insediamento misto su un'area di 17 ettari nella baia di Tokio , la ricerca sul futuro degli uffici Citizen Office per Vitra (1993), con Michele De Lucchi e Ettore Sottsass.
Nell'ambito dell'industrial design Branzi ha collaborato tra gli altri con Acerbis, Alessi, Artemide, Cassina, Interflex, Lapis, Pioneer, Twergi by Alessi, Unitalia, Up & Up, Zanotta. Tra i progetti per aziende estere vi sono gli occhiali per il produttore giapponese Murai; il decoro di moquette per Vorwerk e gli accessori e decori per bagno per Dornbracht, ambedue aziende tedesche.
Numerose partecipazioni a concorsi lo hanno visto vincitore nel 1988 del Concorso per la sistemazione urbana del centro storico di Castel di Sangro (L'Aquila) e del concorso per inviti per il progetto di decoro del pneumatico Pirelli Energy nel 1997.
Andrea Branzi alterna l'attività progettuale all'attività teorica e didattica; collaboratore e consulente di numerose riviste, direttore di Modo dal 1983 al 1987, autore di libri, curatore di mostre, ha tenuto numerosi seminari e conferenze.
Tra i fondatori della Domus Academy nel 1983, Branzi è stato direttore culturale, vice-presidente e coordinatore culturale della scuola di design. Professore a contratto presso la facoltà di Architettura di Palermo nel 1983 e nel 1984, è Professore Ordinario e Presidente del Corso di Laurea alla Facoltà di Interni e Design al Politecnico di Milano.
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