|
Digital housewife. A little (K)bit desperate
Anna Fracassi
dal 26/9/09 fino al 17/10/09
presso
Skin Gallery
Grazie all'utilizzo degli strumenti digitali, di acquisizione e manipolazione, il corpo diviene suolo privilegiato degli interventi artistici e protagonista delle fotocomposizioni e dei quadri performance, in una sorta di Body Art virtuale. Il "tableau vivant", eredità della tradizione moderna, è un espediente spesso usato per rendere opera la propria stessa immagine, in una narcisistica "mise en scène" dell'identità, nella creazione di possibili altri di sé. A tale proposito, i nuovi linguaggi digitali sono i più adatti a fissare nel tempo il carattere momentaneo e deperibile di travestimenti, gesti e situazioni, pensate proprio come segni destinati ad esaurirsi in breve tempo. Ma qui si va oltre: il lavoro, nella molteplicità di tecniche ed espressioni, oltre a trasmettere sentimenti o esperienze emotive esplicite, rappresenta un'indagine psico-antropologica di vissuti e sentimenti, incarnati da personaggi
referenziali allegorici, dove ognuno di essi diviene pretesto di identificazione, di analisi e auto-consapevolezza. Ne derivano ambientazioni domestiche surreali (domestic landscape), dinamiche affettive claustrofobiche (pet therapy?), paesaggi introspettivi che scandagliano il rapporto con le nuove tecnologie (officeXPerience) e con il denaro (monetizHER).
L'autoritratto veicola la dimensione individuale verso l’esterno, rendendola visibile al fine di affrontare problematiche personali o temi astratti di carattere allegorico e metaforico. Il percorso dell’atto creativo è rovesciato, l’obiettivo cessa di riprendere immagini del mondo e si rivolge all’interno: una sorta di processo "digestivo" di
esperienze e valori che sfocia in un'immagine specchiante dell’inconscio.
|
|
|