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Incontrando l'umanità
Gian Butturini - Antologica 1969-2006
dal 7/3/09 fino al 9/4/09
presso
Museo Ken Damy di fotografia contemporanea
Loggia delle mercanzie - piano interrato - Corsetto S. Agata n° 22 - Brescia
Comunicato stampa
a cura di luciano salodini e ken damy
in collaborazione con l'associazione amici di gian
e il museo ken damy
testo critico di giulio toffoli
A tre anni dalla scomparsa del noto fotografo Gian Butturini, l’associazione Amici di Gian intende ricordarne la figura con una grande mostra antologica di oltre 150 immagini, per lo più vintage firmate e titolate dall’autore, appartenenti alla collezione Carlo e Paolo Clerici.
Nello Spazio Video, verranno inoltre presentati a ciclo continuo tutti i film e i documentari realizzati dall’autore in lunghi anni di carriera; Gian Butturini è utile ricordarlo fu, oltre che fotografo, designer e filmaker impegnato su temi sociali che lo portarono in varie parti del mondo.
In mostra anche un documento molto importante: l’intero suo ultimo e inedito reportage realizzato a colori in Venezuela pochi mesi prima della sua scomparsa.
Giancarlo «Gian» Butturini (1935-2006) ha rappresentato una originalissima figura di ricercatore e artista all’interno del variegato mondo del fotoreportage italiano degli ultimi decenni del XX secolo. Dagli anni settanta in poi ha testimoniato, in compagnia della sua fedele Leica, molti fra i più significativi momenti dell’inquieta storia di quegli anni. Per realizzare tale suo progetto ha sfruttato un approccio alla realtà e alle contraddizioni del quotidiano capace di unire una descrizione dura e disincantata di ciò che finiva sotto il suo obiettivo col senso di una partecipazione del suo lavoro al progetto di riscatto delle popolazioni delle diverse parti del globo impegnate nel tentativo di liberarsi dallo sfruttamento della società «neocapitalista» e dalle forme del dominio neocoloniale.
La sua è stata infatti un’attività di convinto «free lance», di libero ricercatore che lo ha visto sempre svincolato da ogni forma di condizionamento economico e culturale, impegnato a scegliere le proprie strade in tutta autonomia. Si trattasse di avvicinarsi alle forme della sofferenza rappresentate dalla malattia mentale o dal dolore della vecchiaia o si trattasse di leggere la tragedia della marginalità storica dei popoli affamati e ridotti a sopravvivere a stento di fronte alla ricchezza di un mondo sempre più caratterizzato da opulenza e spreco o di descrivere i momenti in cui sembrava che un principio di speranza si stesse affermando sull’orizzonte della nostra realtà, Butturini si è sempre mosso con una sua ampia indipendenza. Gian, come lo chiamavano coloro che lo hanno conosciuto e amato, ha cercato di rappresentare queste realtà secondo un modello militante, basato sull’impegno a cercare di fornire, a chi aveva l’interesse di seguirlo nel suo itinerario, gli strumenti per comprendere il senso profondo di quanto avveniva. Il suo tentativo era di comprendere le ragioni della tragicità del quotidiano e di individuare le prospettive per un suo superamento.
Con questa sensibilità il fotografo bresciano ha avuto la capacità di «incontrare l’umanità», ovvero di interagire con uomini e donne, vecchi e bambini, sani e malati, intellettuali e semplici militanti, lasciando a loro l’ultima parola. Si è trattato insomma di un approccio totalmente diverso da quello che si è affermato con sempre maggior forza di decennio in decennio con l’imporsi di una società medializzata, dove l’unico valore è il successo e l’affermazione narcisistica dell’io individuale. Tramite una notevole serie di volumi tematici, in cui spesso si è fatta sentire la fresca originalità della sua giovanile attività di grafico con l’inseparabile amico Salodini, Butturini ci ha lasciato in eredità un importante spaccato delle radici del nostro presente, un archivio di progetti, speranze, sogni, tragedie e sconfitte che costituiscono le premesse del nostro futuro.
Si tratta insomma di una ricca serie di immagini che parlano di noi e che possiamo usare come portolano per cercare di dipanare l’aggrovigliata matassa della storia, al fine di individuare il senso del nostro essere e del nostro agire, non delegandolo semplicemente all’inesorabile segno del destino.
Gian si è mosso sempre su un canale di lavoro che potremmo dire underground, fra piccole case editrici, che hanno pubblicato i suoi lavori puntando sulle sue qualità di fotografo, e collezionisti pubblici e privati che hanno apprezzato e raccolto con amore le sue opere. Questa sua scelta ha però in una qualche misura condizionato il suo lavoro, non permettendogli di giungere a contatto con il grande pubblico, quello delle riviste e dei giornali ad ampia diffusione, favorendone perciò un possibile e immeritato oblio. Proprio in questa prospettiva coloro che gli sono stati vicini hanno deciso di riproporre, a tre anni dalla morte, una ampia mostra della sua opera, dalle fotografie che oggi appaiono più facilmente apprezzabili alle fotografie di tipo militante, che potrebbero apparire più segnate dall’usura del tempo. In questo modo si vuole ricordare un autentico combattente per la verità, un uomo impegnato a cercare di rispondere con i suoi mezzi e con la sua sensibilità alle sfide che la vita gli poneva di fronte e a dialogare, in un inesausto sforzo di vivace curiosità, con coloro che gli stavano vicino e che come lui dovevano agire, cercando costruire una realtà degna di essere vissuta.
Catalogo “Gian, Incontrando l’umanità” edito da Essebiemme
la mostra rimarrà aperta fino al 9 aprile 2009
dal martedì al sabato dalle ore 15,30 alle 19,30
per informazioni: tel 0303758370 dal martedì al sabato dalle 15.30 alle 19.30
e-mail info@museokendamy.com
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