|
Ironika
Aldo Mondino - Giorgio Laveri
dal 11/10/07 fino al 9/11/07
presso
Lifestyle
Giovedì 11 ottobre alle ore 18:00 nelle suggestive sale di LIFESTYLE in Via Trieste 24 a Brescia,
Denise Cozzi, direttrice dello spazio e il curatore Riccardo Zelatore presentano una selezione di
lavori degli artisti contemporanei Aldo Mondino e Giorgio Laveri.
Ironici, eclettici, curiosi: tutti aggettivi che ben si adattano all'opera e alle figure dei due artisti,
per i quali arte e vita rappresentano un unico impasto fatto di ogni possibile ingrediente.
Entrambi col doppio registro dell’incanto e dell’invettiva, tra apologia e derisione, giocano e
profanano tutte le mitologie culturali, utilizzano i più svariati materiali per trasformare in arte la
loro concezione del mondo e delle cose.
Mondino è stato un vero e proprio alchimista riuscendo a giocare con tutte le risorse del
mestiere e della cultura. Egli ha attraversato lo scenario artistico internazionale conoscendo e
assimilando il surrealismo, il cubismo, il new dada, sbeffeggiando il concettuale e facendosi gioco
della pop art per orientare infine la sua pittura ad una atmosfera più intimista preludio dei
successivi avvicinamenti alla cultura orientale. L’intento ludico, costruito sul contrasto di forme
meccaniche e naturali, reali e fantastiche, ha consentito all'opera dell'eccelso e sfuggente artista
torinese di arrivare al centro di molte questioni: i limiti del progresso, il trascorrere del tempo, il
concetto ultimo di modernità. Nella sua lucidissima visionarietà, ha capovolto il senso comune,
creato abbagli e arabeschi e giocato con le parole come Boetti giocava coi numeri e le lettere.
Nei lavori di Mondino la deperibilità dei materiali sovente usati e l'illusoria ricchezza degli oggetti
rappresentati rimandano alla precarietà dell'esistenza, che l’artista ha voluto in ogni caso rivestita
d'oro. Aldo Mondino ha cercato di rappresentare le forme e il mistero della quotidianità
attraverso una quasi necessaria finzione: egli ha portato oggetti di uso comune a perdere la loro
corposità per divenire luoghi della mente, mete di straniamento, acquistando significato se
rapportati ad un'idea, un concetto. Il suo atto creativo è vissuto più che pensato, messo in atto
per provocare, per divenire veicolo per altre cose, per essere liberi come l'artista si è sempre
sentito e ha voluto essere. Il tratto dell’ironia è anche uno degli aspetti dominanti del lavoro di Giorgio Laveri. Gli accenti
cromatici, le qualità compositive e gli elementi plastici presenti nella ricerca dell’artista savonese
hanno trovato una particolare enfasi attraverso il mezzo ceramico a testimonianza di come
quest'ultimo possa arricchire e rinnovare le potenzialità creative di ogni singola identità artistica.
Rinforzata dalle decisive impronte lasciate dai ready-made di Duchamp, dai combines di
Rauschenberg, dalle composizioni di Rosenquist, da certe esecuzioni reclamistiche di Oldenburg
ma anche dalle scelte espressive dei nouveaux realistes, l'opera di Giorgio Laveri, esperto
conoscitore dell'arte ceramica, induce a pesare la evidente discrepanza fra il consumismo più
spietato e la passione con cui l'uomo si lega agli oggetti, fra l'azzeramento dei significati e il
bisogno emotivo di forma e oggettualità, fra tendenza all'abbandono e necessità di recupero. Nelle avanguardie del primo '900, nella modernità e nella contemporaneità l'oggetto di uso
comune ed in particolare desueto, assume spesso un ruolo protagonista rivestendo funzioni
simboliche ed evocando significati sempre più complessi. Duchamp a suo tempo aveva affermato
che ci sono più fantasia e vitalità in un oggetto qualsiasi, prodotto dalle nostre fabbriche, di
quante ne possano essere raffigurate da un pittore o simboleggiate da uno scultore nella loro
pretesa rivolta contro quelle forme esteriori. L'esibizione materiale dell'oggetto diventa quindi sollecitazione a nuove formulazioni di pensiero.
Oggetti defunzionalizzati, obsoleti, anche rotti che l'artista savonese cerca, sceglie, recupera, isola
dal loro contesto e sottopone a mutamento: adatta, sfrangia, assembla, ingigantisce. Egli
attribuisce loro un significato più alto di unificazione non come espressione figurata, non come
simbolo, non come rappresentazione, ma come presentazione di se stessa in quanto idea ed
estensione attraverso cui l'oggetto è reso percepibile con tutti i sensi e riesce colpire in maniera diretta ed immediata l'immaginazione dello spettatore.
Riccardo Zelatore
|
|
|