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Olivieri. L'azzurro
dal 21/1/06 fino al 19/3/06
presso
Grande Miglio in Castello
All’evanescenza degli spazi che si aprono oltre ciò che si vede è dedicata questa mostra di Claudio Olivieri, uno degli artisti italiani che più ha espresso l’essenzialità della visione come puro spazio, puro colore. Circa trenta sono le opere scelte, dominate, non a caso, dall’azzurro. Perché l’azzurro “simboleggia lo spazio ed è giunto a fare tutt’uno con esso”. Caratterizzata sin dall’inizio da un’esplorazione attenta sulla superficie e sulle sue possibili stratificazioni, la ricerca di Olivieri si è concentrata sempre più sul luminismo cromatico, facendo sì che la materia, poco a poco, cedesse il passo al lavoro esclusivo sui colori che si sono schiariti fino a diventare continuo riferimento simbolico alla luce. Ed è appunto la luce come pura visibilità il soggetto di questa pittura, una luce che viene a coincidere con lo spazio, come del resto sottolinea lo stesso Olivieri: “Tutto è colore perché tutto è spazio”. E i suoi colori creano continue velature luce-ombra che catturano lo sguardo sulla superficie e lo conducono poi oltre di essa. Le tele si pongono dunque come un confine, uno spazio liminare tra quello che l’occhio percepisce e quello che ascolta, tra apparizione e scomparsa, in uno slittamento continuo dello spazio e del tempo. Presenza imprendibile che si dà allo sguardo sottraendosi a esso: questo è il fascino della pittura di Olivieri, dove l’immagine è per sua natura “destabilizzante”, si carica di valenze allusive, rimanda sempre ad altro da sé, spingendo lo sguardo ad andare oltre il criterio della verosimiglianza, perché “chiedersi a cosa somiglia un quadro è come non guardarlo”.
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