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Oltre la realtà
Piergiuseppe Occleppo
dal 7/5/10 fino al 27/6/10
presso
Studio LB Contemporary Art
Vernissage venerdi' 7 maggio alle ore 19.00
Orari:
da martedi' a domenica 10.00/12.00 - 16.00/19.00
Chiuso il lunedi'
lperrealismo è il termine con cui in Europa si è definito quel movimento artistico nato in America negli anni sessanta del Novecento e che si basava su di una rappresentazione fotografica del reale; il termine più corretto è però quello coniato dallo statunitense Louis K. Meisel: foto-realismo, poiché, spiega lo stesso Meisel, si tratta di “un realismo fotografico, nell’apparenza e nel metodo”. Si vuole in pratica sottolineare come nel “realismo” contemporaneo l’elemento di riferimento fondamentale sia la fotografia, poiché l’immagine nella sua assoluta meticolosità e perfezione deve essere bloccata in un microsecondo, escludendo ogni movimento o variazione: questo si può fare solo con la fotografia. Da qui si parte per riportare sulla tela quella frazione di realtà totalmente chiusa e fissata in se stessa, in un’immobile e apparente perfezione. Occorre però fare molta attenzione a non ridurre la pittura iperrealista ad una mera trasposizione su tela di una fotografia, poiché non si tratta assolutamente di ciò, ma di molto di più.
Vi era, se partiamo dagli esordi, una sorta di anticonformismo, di desiderio di staccarsi dal predominio delle varie forme di astrattismi imperanti per ricongiungere l’arte alla realtà, filtrata però attraverso forme espressive e ideologie assolutamente contemporanee; un legame particolarmente stretto legava foto-realismo e pop art, soprattutto questi due movimenti avevano in comune l’idea base dell’enfatizzazione dell’assoluta priorità dell’immagine; un’immagine che diventa rappresentazione di icone popolari e di status symbol della vita quotidiana. Tali elementi si ritrovano anche nell’iperrealismo italiano, che però ha sviluppato percorsi affatto personali, legati alla tradizione dei realismi europei che hanno permeato tutti i secoli della storia dell’arte, focalizzandosi soprattutto sulla rivoluzione caravaggesca della luce. Un linguaggio che si rifà alla nostra migliore tradizione quindi, ma che accorpa tutti gli insegnamenti delle rivoluzioni artistiche contemporanee, permettendo la nascita di una figurazione sì al limite della perfezione fotografica, ma che a ben guardare, mira principalmente a giocare con l’aspetto più artificioso di tale rappresentazione, creando immagini dai colori così vividi, lucidi e patinati e dalle dimensioni spesso così sfalsate, che quello che viene rappresentato non è tanto la realtà, ma l’artificio stesso della sua rappresentazione pittorica, un dipinto cioè in cui si racconta non come il reale è, ma come lo si riproduce in un quadro.
Questo mondo complesso e affascinante lo ritroviamo in tutto il suo splendore nelle opere di Piergiuseppe Occleppo, artista che all’interno del panorama iperrealista si distingue per la predilezione per gli oggetti più comuni della nostra realtà quotidiana, quelle cose per intenderci a cui solitamente non facciamo caso e alle quali certo non penseremmo come oggetto di ispirazione artistica. La carriera pittorica di Occleppo inizia presto, intorno ai 15 anni, quando da autodidatta si esprime in svariati esperimenti legati all’astrattismo ed al surrealismo; è l’incontro con alcuni maestri iperrealisti, di cui frequenta gli studi, a dirigerlo verso questo genere di figurazione, e a fargli scoprire l’amore per la pittura del reale.
Per Occleppo si tratta di un ritrovato amore per l’arte del pennello, in una continua sfida contro se stesso, alla ricerca di una perfezione sempre più virtuosistica, ma che esprime anche la sua ricerca dell’anima delle cose, di quelle cose così piccole e neglette nella nostra vita quotidiana, ma che hanno un’anima vitale. Da qui nascono le sue rappresentazioni di cavoli visti con una lente di ingrandimento, di vegetazioni che ricordano prati favolistici ma che sono immagini dell’erba che cresce incolta e incompresa ai margini delle strade; sono composizioni di ciottoli di fiume, sassolini dalle mille forme e colori, che riproposti sulla tela in tutto il loro “realismo” sembrano quasi evocare una dimensione magica; sono cipolle, ravanelli, verdure che ogni giorno passano sulle nostre tavole, ma della cui suggestività, chissà perché, sembriamo non accorgerci. Non concede nulla all’atmosfera Occleppo, non avvolge i suoi frutti o le sue composizioni in luci calde e soffuse, non regala colori avvolgenti e patinati, ma tutto si gioca su fondi neri in una luce spesso fredda e asettica, a sottolineare il desiderio di studio della realtà, di riproposizione fedele dei dettagli naturalistici in una pittura che si accosta molto alla riscoperta del vero delle nature morte di Caravaggio, a cui il nostro artista guarda costantemente, in un legame ideale con un passato glorioso della nostra storia.
In Occleppo la scelta iperrealista è assolutamente legata al desiderio di ritrovare le nostre radici culturali all’interno di un’arte dominata sempre più dal nulla, dalla voglia di ridisegnare, attraverso un’artificiosa perfezione, le forme dei nostro vivere quotidiano.
Rosaria Poletti Rapallini
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