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Sandra Virlinzi
Freak Friends
dal 15/4/06 fino al 20/5/06
presso
Fabio Paris Art Gallery
Sandra Virlinzi è nata a Catania, vive e lavora a Milano.
Dal 1995 fa parte del gruppo “Ultrapop”, composto da quattro giovani pittori, con i quali ha esposto in varie esposizioni d’arte contemporanea.
Nella nostra sit-com quotidiana siamo tutti più o meno insoddisfatti, ora meno, ora più. Ci sfioriamo, ci sfreghiamo gli uni con gli altri, ci scontriamo; ma perché è così difficile incastrarsi bene? A volte sembra di essere tasselli di un puzzle che sono caduti nella scatola di un altro puzzle e non troveranno mai il loro giusto ingombro, o che corrisponda la forma ma che non combaci il disegno…
Qui, tra la pittura e la vita, Sandra Virlinzi ha deciso di rimettersi in ballo un’altra volta. Hai presente quando si sente una specie di prurito all’anima? Quando si è seduti e ci si alza senza una ragione? Quando d’improvviso viene voglia di guardare fuori, o si apre il frigo in cerca di un non meglio identificato spuntino che non c’è, o si cambia camera e ci si chiede: ma che ci faccio qui? Quando certe insoddisfazioni bussano, hai voglia a far finta di niente: prima o poi devi andare a vedere che c’è, chi c’è, perché c’è.
Ecco perché oggi la sua pittura, così speciale, dà forma al deforme che prolifera e riesce pure ad amarlo, d’un sentimento eccelso. Ora questi suoi nuovi vecchi amici mostri non galleggiano più nel vuoto, come prima, ma infine hanno messo i piedi per terra. Nemmeno hanno più la testa fra le nuvole. Sempre personaggi a tutto tondo ma sempre piatti come in un cartoon, adesso però si confrontano con l’orizzonte e la prospettiva, con i punti cardinali e zenit e nadir. E la loro genitrice ci passa in mezzo zonzando a zigzag tra le due e le tre dimensioni, un cenno a lei, una pacca qui, un saluto a lui, un’occhiata lì. Li considera sempre con la sua tenerezza distaccata, Sandra è fatta così. Ma ha un cuore grande, anche se fa finta di nulla. Magari dice che se ne va al mare, noncurante, ma intanto non li scorda, li trattiene in sé con qualche piccolo senso di colpa. E ce li presenta e ce li racconta, perché se lo meritano, poveri loro; perché ce li meritiamo, poveri noi.
Ci invita a guardarli con luccicanti occhi spalancati, ci spinge a interrogarli con magica bocca sospesa. Chiusa. Sembra una situazione surreale, e invece è realtà: assolutamente presente e profonda.
Testo di Ferruccio Giromini
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