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Spazio, colore, immagine
Emblemi d’arte contemporanea: da Hartung a Fontana, da Tàpies a Warhol
dal 8/6/09 fino al 30/7/09
presso
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, Palazzo Panella
Comunicato stampa
La mostra dedicata a Nanni Valentini ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica e confermato il programma di “nicchia” della Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea di Palazzolo sull’Oglio (BS), incentrato sulla valorizzazione storico-artistica delle proposte e sull’attenzione alla loro qualità. Negli spazi della Fondazione si inaugura una nuova iniziativa che riguarda alcuni maestri storici del Novecento: nelle tre sezioni della mostra, Spazio, colore, immagine, il curatore Paolo Campiglio, attraverso emblemi d’arte contemporanea provenienti da collezioni private, intende illustrare alcuni percorsi che hanno segnato il Novecento.
Al concetto di spazio come allusivo a inedite dimensioni o allo “spazio virtuale” rappresentato dal colore, appartengono alcune ricerche derivanti dall’informale, come quella di Hans Hartung degli anni sessanta, precedentemente associata al segno: una visione lirica che trova un’eco anche nelle opere dell’americano Sam Francis. Nel percorso espositivo è presente Lucio Fontana, con alcune Attese, veri e propri capolavori del maestro internazionale; all’artista milanese si avvicina la ricerca di Emilio Scanavino, con opere di fine anni sessanta e settanta che rivelano come la suggestione del colore agisca in una prospettiva inedita, allusiva a una spazialità dal carattere psicologico.
Una dimensione più razionale dello spazio è rappresentata dalle ricerche strutturali o percettive, tra cui quella di Bruno Munari con i noti Negativi Positivi e di Luigi Veronesi, autori che hanno anticipato il razionalismo visuale delle ricerche contemporanee senza venir meno a una radice astratta.
Ben rappresentata in mostra è la corrente delle shaped canvas, le cosiddette superfici estroflesse, con le tele monocrome di Enrico Castellani e di Agostino Bonalumi, alle quali si avvicinano alcune opere di Jorrit Tornquist, in grado di coniugare armonicamente la ricerca dello spazio con quella del colore.
Il percorso relativo al colore è parallelo e interagente con quello dello spazio, spesso indissociabile. In questa occasione la sezione contempla note testimonianze di espressionismo informale connesse al Gruppo Cobra, con alcuni esempi di Karel Appel. La dimensione materica, sempre legata all’esperienza informale, è rappresentata da rare testimonianze di Antoni Tàpies, opere che mettono in evidenza la sapiente costruzione di dispositivi sensoriali legati alle superfici e alle textures.
A partire dagli anni sessanta e per tutti gli anni settanta, il confronto con l’immagine è affrontato da artisti le cui opere riflettono un’attenzione ai media, dalla televisione alle pubblicità, senza escludere contaminazioni con la Pop Art: lo attestano in mostra le opere di quel decennio di Gianni Bertini e di Valerio Adami.
Il tema dell’immagine, associato all’oggetto d’uso, è comune anche ai protagonisti del Nouveau Realisme fra i quali Arman e Christo, presenti con una selezione di opere emblematiche; la problematica del confronto con l’immagine, e in particolare con un’immagine apparentemente gaia ma che nasconde uno spirito disincantato, giunge in realtà fino ai nostri giorni e trova un interprete, tra gli altri, in Aldo Spoldi con lavori raramente esposti. Le opere degli anni ottanta di Salvo e Keizo Morishita, che chiudono idealmente il percorso espositivo, testimoniano invece una propensione verso una dimensione più lirica dell’immagine.
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