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Tendenze informali dagli anni Cinquanta agli anni Settanta nelle collezioni bresciane
dal 22/9/07 fino al 17/10/07
presso
Associazione Artisti Bresciani
La stagione 2007/2008 dell’AAB si apre con una prestigiosa esposizione dedicata ad opere degli artisti più rappresentativi dell’Informale, che durerà dal 22 settembre al 17 ottobre. La mostra prosegue la fortunata serie “Classici del contemporaneo” dedicata al collezionismo della nostra provincia, che ha già proposto artisti come Kolàr, Demarco, Fontana, Munari, Birolli, Dorazio, Vedova, Fieschi, Adami, Baj ed esponenti della Nuova Figurazione. La rassegna è curata dagli storici dell’arte Alessandra Corna Pellegrini, Elena Lucchesi Ragni e Maurizio Mondini.
Oltre a un nutrito gruppo di opere di collezioni private bresciane, l’esposizione presenta cinque tele, un pastello su carta e due sculture acquisiti dai Civici Musei fra il 1961 e il 1970 e inseriti nel percorso della Galleria d’arte moderna e contemporanea, che era stata inaugurata nel 1964; si tratta in parte di acquisti operati dall’allora direttore Gaetano Panazza con la collaborazione di Bruno Passamani, in parte di donazioni di collezionisti o degli autori stessi.
Accanto a nomi famosi dell’Informale italiano come Alfredo Chighine, Gino Meloni, Lucio Fontana e Quinto Ghermandi, saranno presenti Enzo Brunori ed Enrico Paulucci, autori oggi meno noti al pubblico, ma che ebbero un ruolo molto importante nell’arte del dopoguerra: le loro opere, pur essendo soltanto tangenti all’Informale, dimostrano quanto potentemente abbiano agito in Italia le istanze di questa poetica fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Due tele, infine, sono di pittori stranieri, ma profondamente legati all’Italia: Juan Del Prete, nato a Chieti, ma trasferitosi in Argentina dal 1909, dove raggiunse la massima fama, e Ilia Peikov, artista bulgaro che visse a Roma insieme al fratello scultore Assen dalla fine della seconda guerra mondiale. Ad eccezione della ceramica di Fontana del 1959, già esposta nella mostra dedicata dall’AAB a questo artista nel 1999, si tratta di opere che il pubblico ha potuto ammirare l’ultima volta in occasione della mostra Dai Neoclassici ai Futuristi ed oltre. Proposte per una civica galleria d’arte moderna e contemporanea allestita nel complesso di Santa Giulia dal novembre 1989 al gennaio 1990.
Appartengono invece alla Collezione Arte e Spiritualità 12 piccole tempere del 1959 di Nuvolo, allievo di Burri, e un olio dell’ungherese Simon Hantaï del 1963, scelti nel gruppo di opere ascrivibili alla temperie informale in essa custodite; solo idealmente presente è invece la tela di Hartung simbolo della Collezione, che essendo stata esposta lo scorso anno al Museo Diocesano non poteva essere prestata a così breve distanza di tempo e nella stessa città.
Veramente numerose e importanti sono le opere legate all’Informale nelle collezioni private bresciane, tanto da richiedere una selezione rigorosa, legata anche all’idea di non esporre lavori già presentati negli ultimi anni all’AAB: sono state scelte due sculture, una di Quinto Ghermandi e una di Lucio Fontana, che dialogano con quelle di proprietà dei Musei, e 22 tele. Tra di esse figurano dipinti di artisti stranieri che hanno aperto la strada al movimento, come Jean Dubuffet, Georges Mathieu, Gerard Schneider, o che ne hanno rappresentato aspetti fondamentali, come Louis Feito e Jorge Eielson, e tele di personalità che in diverso modo hanno interpretato l’Informale in Italia, come Lucio Fontana, Antonio Corpora, Bice Lazzari, Pompilio Mandelli, Ennio Morlotti, Giuseppe Santomaso, Emilio Scanavino, Toti Scialoja, Tancredi e Giulio Turcato.
Accanto ad essi sono stati inseriti anche artisti la cui produzione più significativa o per motivi generazionali o per scelte ideali si è svolta in altri ambiti, ma che hanno risentito comunque decisamente del clima informale a un certo punto della loro evoluzione: ecco quindi una delle ultime opere di Renato Birolli, Manarola, del 1958, di impronta decisamente tachiste, un olio di Dorazio del 1957, in cui la gestualità informale sembra scardinare le forme e destabilizzare il tessuto cromatico, prima che essi recuperino l’armoniosa razionalità dei famosi Reticoli, e un Paesaggio di Agostino Ferrari del 1961, che dimostra come per un giovane artista esordiente in quegli anni non ci sia altra possibile partenza che la poetica informale.
Se questa mostra non offre che una piccola e parziale presentazione di un movimento tanto complesso e così difficile da circoscrivere come l’Informale, le opere esposte rappresentano esempi molto significativi del suo linguaggio e dimostrano l’alta qualità delle collezioni bresciane.
Alessandra Corna Pellegrini
Orario d'apertura:
15.30 - 19.30
Chiusura: lunedì
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