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Trilogia Volume 1
dal 20/1/07 fino al 7/3/07
presso
Galleria delle Battaglie
Comunicato stampa
Con la rassegna Trilogia si inaugurano le sale del primo piano, nuovi spazi espositivi che si affiancheranno alla tradizionale programmazione della Galleria delle Battaglie. Il progetto, curato da Alberto Zanchetta, prevede un ciclo di tre mostre che ruotano intorno ad altrettanti temi della storia dell'arte (il paesaggio, la figura umana e quella animale, motivi che riassumono l'idea di un piccolo habitat), temi che però si scoprirà essere usati dagli artisti come mero pretesto per la pittura (l'ecosistema cui si accennava si trasforma quindi in una "ecologia" della pittura). Tutte le esposizioni sono pensate a guisa di tri-personali, ogni sala della galleria ospiterà infatti le opere di un singolo artista. La rassegna – declinata in tre "volumi", alla maniera di un vademecum o di una tassonomia – introdurrà le rispettive mostre con una citazione letteraria. La prima:
«IL CORPO UMANO NON È CHE UNA TENAGLIA POSTA SOPRA UN MANTICE E UNA CASSERUOLA, IL TUTTO FISSATO SU DUE TRAMPOLI» - Samuel Butler
La boutade di Butler suona come un molteplice suggerimento: non limitarsi all'apparenza, guardare con occhi nuovi cose vecchie, comparare e interpretare. Motivo per antonomasia delle arti visive, il corpo umano diventa qui un escamotage. Di fatto gli artisti non si interessano all'individuo ritratto, non si curano di indagarlo psicologicamente. Rifuggendo dall'introspezione, riducono la persona a un soggetto facilmente riconoscibile ed intendono servirsene per porre l'attenzione sui differenti modi della visione, ma sopratutto per esprimere le qualità della pittura. L'appropriazione di tecniche diverse diventa quindi un metodo di lavoro che ricicla valori e concetti ormai svuotati; la scrupolosa riproduzione della realtà restituisce cioè alle opere un senso d'astrazione, costringendoci all'analisi di ciò che osserviamo, a un realismo impassibile che è tanto diverso quanto più estraneo da noi. Ne sono la riprova gli acrilici e gli oli su tela di Riccardo Costantini che non vogliono essere la rappresentazione di un tema né una critica al reale; come afferma l'artista, non si tratta di «di rifacimento ma piuttosto di riferimento alla realtà, di un suggerimento che la realtà ti porta. [...] Il resto è la concatenazione di intuizioni, che derivano dall'immagine che il reale mostra all'obiettivo e dal processo pittorico vero e proprio, la foto è il mezzo per fissare un particolare, così come la realtà suggerisce di pensare ad alcune cose lasciando allo spettatore un senso di sospensione [...]». Anche il virtuosismo tecnico di Marco Mazzoni è volto a evitare ogni coinvolgimento emotivo, così pure ogni implicazione satirica o sociologica, esponendo la quotidianità più banale alla disamina di una lente d'ingrandimento. A uno sguardo ravvicinato i dettami dell'iperrealismo – inficiato da piccoli, incongrui, particolari – si dissolvono in un intrico di segni, resi mediante il capzioso, ossessivo uso delle matite colorate. Pierluca Cetera agisce invece tra gli interstizi di un inganno visivo. Dietro una figurazione quanto mai innocua, i suoi quadri nascondo riferimenti legati alle culture popolari , in particolar modo tendono a rielaborare e ricollegarsi al sacro, in un crescendo di pungente cinismo (raffinato come le velature del pennello). In quest'ottica le persone diventano metafore, le situazioni calembour, e se l'apparenza inganna, la tecnica insegna.
Al termine della rassegna verrà edito un catalogo generale in cui si documenterà tutto il percorso espositivo.
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