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Un tesoro di genti celtiche nella pianura a nord del Po
dal 1/12/07 fino al 2/11/08
presso
Museo S. Giulia
Il complesso più importante di monete celtiche in argento in Italia, e forse in Europa, ritorna per la prima volta a Brescia, dal momento del recupero, avvenuto negli anni ’50 nelle campagne a sud della città, in località Gavrine Nuove, nei pressi Manerbio.
Fino ad oggi è stato conservato nel Gabinetto Numismatico di Milano, al Castello Sforzesco, e dalla mostra rimarrà in deposito presso Santa Giulia. Museo della città.
Il Tesoro, forse solamente un quarto del complesso originale che è andato disperso, consiste oggi in 4194 monete e frammenti consistenti, emesse, con quantitativi sostanzialmente uguali, da tre popoli celtici dell’Italia Settentrionale: Cenomani dell’area Bresciano-veronese, Insubri dell’area milanese, Libici dell’area vercellese.
Sono tutte dracme (monete di tradizione greca) databili alla metà del II secolo a.C. o poco prima, quando i tre popoli erano indipendenti dopo la seconda guerra punica, come stati satelliti della potenza romana, che presidiava il loro territorio con i suoi eserciti, ma che li aveva autorizzati ad emettere moneta.
La ricchezza di questo Tesoro fa supporre che si tratti del deposito votivo delle tre genti celtiche nel santuario federale, dove si celebravano i culti comuni e dove forse si riunivano gli organi di governo federale. Nel territorio di Manerbio si concentrano inoltre altre importanti scoperte relative alla presenza celtica in Italia settentrionale, quali ad esempio le falere in argento, di poco posteriori; si tratta di 14 dischi decorati a sbalzo che dovevano ornare bardature di cavallo.
Con questa mostra vengono esposte per la prima volta in modo integrale tutte le monete del tesoro, i vari tipi presenti, i tipi anomali, presentandone le particolarità stilistiche, con le teste della divinità femminile del Diritto in stile celtico “fiammeggiante” e i fantastici leoni del Rovescio, che ora ricordano un lupo, ora (proprio nelle monete cenomani del bresciano) un mostro simile ad uno scorpione. Saranno inoltre proposti confronti con le manifestazioni figurative contemporanee dei Celti padani e transalpini.
Le monete del deposito offrono l’occasione di presentare le tecniche di incisione dei conii, di preparazione dei tondelli e di fabbricazione finale delle dracme, che venivano coniate a colpi di mazza su un’incudine.
Una sezione specifica sarà dedicata alla storia della monetazione celtica padana, dalle prime coniazioni dell’inizio del IV secolo a.C. sino alla chiusura dell’ultima zecca attiva, Milano, nell’89 a.C., quando le città transpadane, compresa Brescia, divennero Colonie fittizie, cioè colonie soggette al diritto latino.
Ogni tipo monetale sarà presentato, tranne poche eccezioni con tipi non più reperibili, con esemplari originali presenti nelle collezioni dei Musei Civici di Brescia e di altri musei dell’Italia settentrionale. Particolare attenzione sarà rivolta alla produzione di nominali minori, di piccolissime dimensioni ma di grande bellezza, gli Oboli, diffusi specialmente nell’area appenninica tra Lombardia e Liguria.
Verrà dedicato spazio anche alla visualizzazione (o meglio alle georeferenziazione) della distribuzione sul territorio dell’Italia Settentrionale dei ritrovamenti, sia di esemplari isolati che di ripostigli (o tesori) di moneta celtica padana.
Verrà data indicazione sintetica ma esaustiva sulla moneta non celtica che circolava in Italia Settentrionale tra IV e I secolo a.C. Quella romana, che aveva una circolazione parallela imposta a fianco di quella locale e che alla fine si impose, quella celtica transalpina, che penetra nell’età di Cesare come circolazione sussidiaria, quella greca-orientale, con simile significato.
Infine il santuario di Manerbio verrà contestualizzato nella sua dimensione storica e geografica, con la presentazione completa della documentazione raccolta, costituita sia da materiali votivi sia da materiali di età celtica relativi alla popolazione che risiedeva nel territorio dell’antica Manerbio, il cui nome sembra da ricondurre a Minerva, interpretazione romana di una dea celtica, della saggezza e della guerra, forse protettrice delle donne. Certo protettrice dei Cenomani, progenitori di noi bresciani.
Testo tratto dal sito www.bresciamusei.com
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