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Vittorio Botticini (1909-1978)
I ritmi del colore
dal 7/12/08 fino al 18/1/09
presso
Palazzo Martinengo
curatore: Elena Pontiggia
La mostra
Promossa dalla Provincia di Brescia e dall’Associazione L’Arengario Culturale, e curata da Elena Pontiggia con contributi in catalogo di Mauro Corradini, Fausto Lorenzi e Francesco De Leonardis, la mostra “Vittorio Botticini (1909-1978). I ritmi del colore” è la prima corposa rassegna antologica pubblica che Brescia dedica all’artista bresciano, ripercorrendo l’intera parabola di un protagonista dimenticato della stagione pittorica dei decenni del dopoguerra.
«Botticini è stato l’interprete, nei suoi quadri, di una sensibilità cromatica di particolare raffinatezza. La sua cultura, articolata e inquieta, sempre insofferente nei confronti del consueto e sempre attenta a captare gli orientamenti e le urgenze del suo tempo, si è confrontata col linguaggio del moderno, dal postcubismo all’astrattismo lirico, dall’informale alla composizione segnica. Ma que-sto confronto si è innestato, o per meglio dire ha preso vita, in un temperamento artistico che si era formato non solo a contatto con Cézanne, Picasso, la scuola di Parigi; non solo in un rapporto di amicizia con Birolli, Vedova, Santomaso, Morlotti, ma anche, in modo più segreto e al tempo stesso più decisivo, con la grande lezione bresciana e veneta» (Elena Pontiggia).
La mostra propone circa settanta opere, proposte in ordine cronologico per consentire al visitatore di ricostruire le varie tappe di una carriera più che quarantennale, che ha attraversato fasi di ricerca tra loro anche piuttosto differenti. In particolare, a partire dagli anni trenta – rappresentati anche attraverso alcuni dipinti praticamente inediti – si giunge sino alle ultime prove degli anni settanta, passando per le ricche stagioni degli anni cinquanta (in cui Botticini si avvicina alle punte più avanzate dell’arte italiana, Birolli e Vedova su tutti) e degli anni sessanta (in cui le sue ricerche di carattere segnico lo avvicinano a sperimentazioni linguistiche che coinvolgono numerosi artisti in tutta Europa).
Vittorio Botticini
Vittorio Botticini nasce a Brescia il 23 febbraio 1909.
Dal 1924 al 1927 frequenta la scuola serale della Pace e, a Fiumicello, la scuola di “Arti applicate e Mestieri”. Nel 1928 parte per la leva che presta a Verona, dove ha modo di frequentare i corsi se-rali dell’Accademia Cignaroli. Tornato a casa, deve aiutare la famiglia e trova lavoro come impie-gato, ma non abbandona i pennelli e continua a studiare interessandosi ai fermenti e alle novità che vengono da Parigi. Non si hanno segnalazioni di sue partecipazioni a mostre fino al 1938, anno in cui ottiene l’importante pensione del Legato Brozzoni.
Nel 1941 viene richiamato alle armi; tornato a Brescia in attesa di destinazione si unisce in matri-monio con Giulia Iole Smussi, e con lei va ad abitare in contrada San Giovanni. Nel quartiere si trova a contatto con Guglielmo Achille Cavellini, Ermete Lancini e i fratelli Ghelfi, Aride Corbel-lini, Enrico Ragni e Pierca, diventando guida di un sodalizio artistico che prenderà il nome da via Mameli.
Nel 1942 parte per il fronte siciliano, e dopo l’8 settembre intraprende un viaggio avventuroso per tornare a casa: una caduta da un camion militare durante un bombardamento notturno è la causa di una nevrosi che si ripresenterà con crisi ricorrenti per tutto il resto della sua vita.
La seconda metà degli anni quaranta è ricca di incontri: entra in contatto con gli esponenti delle avanguardie artistiche di area veneta e milanese (“Nuova Secessione Italiana” e “Fronte Nuovo delle Arti”), conosce e stringe amicizia con Emilio Vedova, Renato Birolli, Ennio Morlotti, Giu-seppe Santomaso, lo scrittore Beniamino Joppolo e il critico Marco Valsecchi. Gli nasce anche un figlio, a cui viene dato il nome di Ermete, in onore dell’amico Ermete Lancini che gli fa da padrino al battesimo.
Gli anni cinquanta sono segnati dal riacutizzarsi della malattia nervosa che è causa di dell’abbandono, talvolta per lunghi periodi, dell’attività pittorica; soddisfazioni gli vengono però dai numerosi premi che vengono attribuiti alle sue opere nei diversi concorsi a cui partecipa a Bre-scia e in diverse località italiane. Continua inoltre l’attività espositiva e negli anni seguenti parteci-pa a numerose collettive nell’Italia settentrionale.
Dopo un nuovo periodo di crisi che si protrae per tre anni, torna a prendere in mano colori e pen-nelli nel 1962, e a quasi vent’anni di distanza dalla prima, nel 1963 realizza una seconda personale alla galleria dell’AAB. Ancora mostre e premi si susseguono negli anni sessanta; in occasione di alcune mostre cremonesi stringe amicizia con il critico Elda Fezzi, che scrive della sua pittura con analisi lucide piene di sincero apprezzamento.
Negli anni settanta Botticini, che si è andato aggiornando ai nuovi “ismi” dell’arte, mette a frutto il suo lavoro in alcune mostre personali a Cremona e a Brescia, e in una serie di collettive in varie sedi. Nel 1977, Brescia gli rende finalmente omaggio nella sala dell’AAB con una grande esposi-zione antologica in cui l’artista dà conto di quarant’anni di attività.
Il 19 febbraio 1978, all’età di 68 anni, Vittorio Botticini muore a Brescia, nella clinica Sant’Anna, per un arresto cardiaco. Da quella data le sue opere sono state esposte in numerose occasioni in rassegne collettive e per-sonali: tra le prime si possono segnalare soprattutto Arte italiana da Corrente al Realismo del XXIV Premio Vasto (1991), L’arte a Brescia nel secondo dopoguerra (Brescia, Palazzo Marti-nengo, 1993) e Il dopoguerra e la stagione dei premi. Un’indagine in provincia di Brescia (Iseo, Arsenale, 1998) curate da Mauro Corradini, Il paesaggio del Garda: evoluzione di un mito a De-senzano del Garda (1994) e Il Garda nella pittura europea tra Ottocento e Novecento a Gardone Riviera (1994); tra le seconde, la mostra tenuta alla Galleria Lo Spazio nel 1990 per la cura di Flo-riano De Santis, la rassegna dedicata dalla AAB alla sua produzione grafica nel 1995 (a cura di Mauro Corradini), le due mostre promosse dalla Galleria Gio Batta nel 1997 e nel 1999, fino alla più recente antologica di Iseo (2004) per la cura di Elena Pontiggia e Mauro Corradini.
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